Scienza e fantastico: “Etidorhpa”, la Terra Cava di John Uri Lloyd

In “Etidorhpa” di John Uri Lloyd Γ¨ condensato il passaggio dall’Ottocento materialistico al Novecento quantistico, ambiguo e relativista, all’insegna del principio d’indeterminazione di Heisenberg: un secolo in cui il fantastico risorge nel cuore di quella stessa scienza che aveva creduto ingenuamente di esorcizzarlo.

di Andrea Scarabelli

Originiriamente pubblicato sul blog dell’Autore, su Il Giornale

È un assolato pomeriggio estivo del 1902, siamo a Los Angeles, nella gigantesca sala del Westminster Hotel, vittoriano e un po’ kitsch come solo certi alberghi americani sanno essere. Lo scienziato John Uri Lloyd (1849-1936) sta presentando il suo romanzo Etidorhpa β€“ per la cronaca, Aphrodite al contrario –, cronaca di un’esplorazione fisica e metafisica di mondi sotterranei. Gli viene chiesto quali siano le fonti della sua prodigiosa fantasia, ma Lui smentisce: Β«Non ho immaginazione. Mi limito a ricordare. Scrivo da immense distanze, dal punto di vista del tempoΒ». E aggiunge, sibillino: Β«Sono solo gli eventi a farsi piΓΉ chiari, anno dopo annoΒ». Ma il pubblico non Γ¨ contento. Vuole saperne di piΓΉ, lo incalza: Β«DirΓ² solo che lo scorso anno, sette anni dopo la sua pubblicazione, ha venduto piΓΉ che maiΒ» risponde. Β«Forse il suo intento sarΓ  piΓΉ chiaro tra mezzo secoloΒ».

Sugli intenti si puΓ² discutere, ma rimane il fatto che stiamo parlando di un grande successo editoriale. Pubblicato a spese dell’autore nel 1895, dapprima distribuito privatamente, nei primi decenni del Novecento spopolerΓ , anche grazie alle magnifiche illustrazioni di J. Augustus Knapp. Ai dati β€œufficiali” – diciotto edizioni in una manciata di anni, sette traduzioni – si aggiungono aneddoti ancora piΓΉ eloquenti: Club del Libro dedicati unicamente a quell’opera, groppuscoli che ne fanno una sorta di Vangelo, un boom all’anagrafe di infanti chiamate Etidorhpa… Alle molte edizioni straniere del romanzo visionario ora se ne aggiunge finalmente una italiana, pubblicata dalla casa editrice Diana nell’eccellente traduzione di Monica Paiano.

Β«Di tutti i romanzi sul mondo interno che ho letto, nessuno Γ¨ piΓΉ straordinario e bizzarro di EtidorhpaΒ». A scrivere queste parole Γ¨ uno che dell’argomento se ne intendeva, vale a dire il Walter Kafton-Minkel di Mondi sotterranei (Mediterranee, 2012), tra gli studi piΓΉ esaustivi dedicati al mito della Terra Cava. In effetti, il topos letterario di un viaggio sotterraneo alla scoperta di un mondo che il viaggiatore di turno scopre essere β€œvuoto” Γ¨ assai diffuso. Basti pensare a opere settecentesche come il Nicolai Klimii iter subterraneum di Ludvig Holberg (1741) o il monumentale IcosamΓ©ron, in cui Giacomo Casanova parla di una razza di nani – detti MΓ©gamicri – che vivono all’interno della Terra.

Ma Γ¨ l’Ottocento il β€œsecolo della terra cava”, con opere come Symzonia: A Voyage of Discovery di un certo β€œCapitano Adam Seaborn” (1823), The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket di Edgar Poe (1838), Viaggio al centro della Terra di Jules Verne (1864), La razza ventura di Edward Bulwer-Lytton, pubblicato anonimo nel 1871 e edito in italiano da Arktos, il satirico A Strange Manuscript Found in a Copper Cylinder di James De Mille (1888) e Mizora: a Prophecy di Mary E. Bradley (1890). Per poi non parlare delle opere a carattere esoterico, legate al Vril, ad Agarttha, alla β€œstoria segreta”…

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Fino al singolare Etidorhpa, romanzo (molto apprezzato, sembrerebbe, da H.P. Lovecraft) che mescola stili e registri diversi, dalla narrativa di viaggio al poliziesco, dalla fantascienza al fantastico, fino alla scienza β€œdura e pura”. Un mΓ©lange che riflette la personalitΓ  del suo stesso autore. Chimico farmaceutico, presidente della Lloyd Brothers Pharmacists Inc. e, per un certo periodo, della SocietΓ  Farmaceutica Americana, docente a Cincinnati di β€œMedicina Eclettica”, John Uri Lloyd estrasse farmaci dalle piante e sperimentΓ² l’impiego di sostanze vegetali a fine medico (inclusi funghi allucinogeni e cocaina). Ma, accanto a queste attivitΓ  β€œdiurne”, passΓ² tutta la vita a studiare alchimia, spiritualismo e occultismo. Nulla di strano, verrebbe da dire: non furono di certo pochi quei ricercatori β€œbifronti”, divisi tra razionalismo e mistero, β€œluci” e β€œombre” del sapere.

SennonchΓ© Lloyd intraprese l’ardua missione di coniugare questi due ambiti, gli emisferi destro e sinistro del Nous cosmico. Ad esempio, credeva all’esistenza di poteri non ancora classificati dalla scienza ufficiale, nΓ© comprensibili dalla mente umana. In futuro, scrisse proprio in Etidorhpa, Β«gli uomini acquisiranno un controllo dei sensi periferici, per mezzo di facoltΓ  latentiΒ». Allora, Β«nello studioso della natura vi sarΓ  uno sviluppo inconscio di nuove forze mentaliΒ». Da queste parole emerge quella che Γ¨ un’apertura senza pari sui misteri del cosmo: se adeguatamente praticata – ciΓ² Γ¨ fondamentale –, la scienza condurrΓ  a un livello ulteriore rispetto a quello della realtΓ  che siamo soliti frequentare tutti i santi giorni.

Β«CiΓ² che Γ¨ esoterico diventerΓ  essotericoΒ». Sembra di leggere Colin Wilson o lo storico delle religioni Ioan Petru Culianu, quando in Eros e magia nel Rinascimento parlΓ² dei Β«sottili processi della magia, scienza del passato, del presente e del futuroΒ». Soprattutto, in queste righe Γ¨ condensato il passaggio dall’Ottocento materialistico al Novecento quantistico, ambiguo e relativista, all’insegna del principio d’indeterminazione di Heisenberg. Un secolo in cui il fantastico risorge nel cuore di quella stessa scienza che aveva creduto ingenuamente di esorcizzarlo.

Se le cose stanno cosΓ¬, scrive Lloyd, fenomeni come poteri β€œultrasensoriali”, spettri ed ectoplasmi non sono β€œfantasie infantili” o β€œresidui di epoche premoderne”, ma piani del reale che la scienza non ha ancora indagato. Non per questo vanno esclusi dal campo d’indagine, come secondo la dogmatica del piΓΉ bieco positivismo, che giudicava reale solo ciΓ² che entrava negli angusti spazi di una provetta. Non c’è contraddizione in questo atteggiamento: la realtΓ  Γ¨ che Lloyd era un vero scienziato, e come tale ammetteva l’esistenza anche di quanto trascendeva la scienza stessa, non lasciando che lo scientismo soffocasse la sua smisurata curiositΓ , che qualcuno mettesse un giogo alla sua vasta immaginazione. Una visione del mondo che lo portΓ² a superare anche l’opposizione tra scienze β€œpositive” e β€œocculte”, come scrisse in Etidorhpa, anticipando di sette anni le teorie di Henri Hubert e Marcel Mauss in Esquisse d’une thΓ©orie gΓ©nΓ©rale de la magie

Nell’alchimia vi Γ¨ la genesi di tutte le scienze di oggi. L’alchimia Γ¨ la culla in cui esse sono state dondolate. Nutrite dalla necromanzia, dall’astrologia, dall’occultismo e da tutta l’ereditΓ  del sogno mistico, le scienze appena nate hanno lottato per l’esistenza attraverso epoche oscure, custodite dall’alchimista un tempo perseguitato e ora calunniato. Il mondo di oggi deve un monumento agli eroi ermetici.

È proprio su questi presupposti che si basa il racconto di cui stiamo parlando. In quello che di fatto Γ¨ un romanzo nel romanzo, uno scienziato parla di un viaggio nelle viscere della Terra, una missione compiuta per espiare il peccato di aver diffuso alcune conoscenze β€œesoteriche” apprese durante la frequentazione di una confraternita alchemica. Viene perseguitato dai suoi membri, che, dopo avergli fatto cambiare magicamente aspetto, gli intimano di scegliere tra il manicomio e la missione ipogea.

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Questa narrazione, tra l’altro, Γ¨ la trasposizione di un fatto realmente accaduto, oggi finito nel dimenticatoio, il β€œcaso Morgan” del 1826, quando un tale William Morgan, entrato tra i newyorchesi Massoni di Batavia, ne diffuse i segreti in un libercolo, intitolato Illustrations of Masonry. Qualche giorno dopo Morgan sparΓ¬ e la tipografia che stampΓ² il suo libro venne data alle fiamme da ignoti – fatto che scatenΓ² un’ondata antimassonica mantenutasi per decenni. Il protagonista di Etidorhpa non fa la sua fine, scegliendo la partenza per quel viaggio sotterraneo e seguendo una via molto simile a quella dell’Ancient Mariner della celebre Ballata di Coleridge

Non sarai ucciso perchΓ© hai un compito da svolgere, e continuerai a esistere molto tempo dopo che altri della tua etΓ  saranno morti.

CosΓ¬, nella wilderness del Kentucky l’ex adepto, accompagnato da una misteriosa creatura anfibia, si addentra nelle viscere della Terra. Dopo aver percorso infiniti cunicoli oscuri, i due giungono in una zona luminosa, intravedendo una sorprendente luce provenire dal centro della Terra. Man mano che scendono nelle profonditΓ  ctonie, il loro peso decresce e le funzioni corporee rallentano – il cuore batte piΓΉ lentamente, fame e sete svaniscono. L’aria, dapprima stantia e soffocante, si rivela piena di una febbrile forza vitale, che li ritempra.

Seguono paesaggi degni del Viaggio al centro della terra di Verne: distese di funghi enormi, un ampio mare, maestose architetture geologiche… Sono tutti piani dell’Io, tappe di un viaggio iniziatico, di una catabasi che conduce il protagonista alla visione di una serie di stati dell’Essere, fino alla rivelazione finale. Tra l’altro, scrive il Nostro, non Γ¨ da escludere che un giorno tutta l’umanitΓ  dovrΓ  compiere questo iter, quando la scienza avrΓ  provveduto a rendere la Terra un luogo inabitabile, generando Β«terribili cambiamenti climaticiΒ». Siamo nel 1895…

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Come molti difensori della vera scienza, infatti, lo stesso Lloyd non si tirava indietro quando si trattava di criticare quella contemporanea, improntata a un materialismo senza pari. I suoi adepti, scrive, aboliscono il corpo, l’anima e il cielo;

vanno come pestilenza e carestia, mano nella mano, negando tutto ciΓ² che l’umanitΓ  considera sacro e non offrendo alcun ritorno tangibile se non un materialistico presente. Questa stessa scienza che sembra fare cosΓ¬ tanto per l’umanitΓ  continuerΓ  ad esaltare la cosiddetta civiltΓ  materiale, fino a quando il pensiero scientifico creerΓ  le condizioni per estinguere se stesso e distruggere la civiltΓ  che ha creato.

A pronunciare queste parole, di un antimodernismo radicale, non era un reazionario, un senile nemico del presente e cantore dei bei tempi che furono, ma uno scienziato. E quella da lui criticata non era la scienza tout court ma la scienza ottocentesca, che negava la molteplicitΓ  dei piani del reale. Concludendo: Β«Diffida del materialismo, la fine della scienza dell’uomoΒ».

Nell’introduzione all’edizione italiana di Etidorhpa Γ¨ inserito un insolito ritratto di Lloyd: Γ¨ seduto nella sua biblioteca, sommerso dai libri, con uno scheletro appoggiato alla spalla. Accanto a lui s’intravede la tavola scientifica di una pianta, passione di una vita. Ma a colpire Γ¨ il suo sguardo, che pare assente, quasi non si accorgesse di essere lΓ¬. Β«Sembra lontano mille migliaΒ», ha scritto R.J. Smith (John Uri Lloyd: To Infinity and Beyond, Β«Cincinnati MagazineΒ», 7 aprile 2015), Β«intento a sognare temi eterni, visualizzando ciΓ² che unisce una foglia di sassofrasso alla polvere di stelle morteΒ».

Uno sguardo forse fisso su Etidorhpa, ansioso di farvi ritorno, insieme a nuovi scienziati, pionieri dell’Altrove e argonauti della Quarta Dimensione, il cui motto potrebbe essere costituito da queste parole, contenute in quello che Γ¨ e rimane un romanzo straordinario: 

Nello studio di qualsiasi ramo della scienza gli uomini iniziano e finiscono con l’Ignoto.

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