L’Altrove fantastorico di Pupi Avati

Per l’anniversario dei 45 anni dall’uscita nelle sale del film-cult “La casa dalle finestre che ridono” (16 agosto 1976), riproponiamo anche questa intervista rilasciata da Pupi Avati ad Andrea Scarabelli nell’ottobre 2019, in occasione dell’uscita de “Il signor Diavolo”.

«Studi Lovecraftiani» 19

È uscito l’albo 19 di «Studi Lovecraftiani», rivista di studi dedicati al Sognatore di Providence edita da Dagon Press. In questo numero, anche un nostro corposo intervento sulla questione riguardante il razzismo di H.P. Lovecraft, particolarmente spinosa negli ultimi anni.

Muse, sirene e stelle nere: i racconti crudeli di Carlo H. De’ Medici

Nel panorama della narrativa fantastica e sovrannaturale italiana un posto di rilievo è da riservare a Carlo H. De’ Medici, i cui racconti “neri”, scritti negli anni ’20 del Novecento, furono ispirati sia dall’orrore psicologico di Edgar Allan Poe e Auguste Villiers de l’Isle-Adam, sia dal filone decadentista francese. Analizziamo in questa sede i suoi racconti contenuti nell’antologia «I topi del cimitero», recentemente ristampati dai tipi di Cliquot Edizioni.

«Il continuum fantastico: una conversazione sul mistero letterario»

“Si danno ore, e perfino interi giorni, che sono, lo dico senza ambagi, come strappi nel tessuto approssimativo e plausibile della nostra esistenza […] come se v’avessero costretto a buttare un’occhiata sull’oscuro rovescio delle cose, là dove tutto è gelo e orrore. Ossia come se aveste dato di volta alla luna”.

(Tommaso Landolfi, Voltaluna, 1942)

Fuori ora! “Cheetah, la ragazza ghepardo” di Christopher Blayre

È appena uscito in libreria, grazie a Dagon Press, The Cheetah-Girl di Christopher Blayre (alias Edward Heron-Allen), romanzo “maledetto” finora inedito in Italia, scritto negli anni ’20 e rimasto praticamente sconosciuto fino alla fine del XX secolo a causa delle sue tematiche scottanti, tra erotismo estremo ed eugenetica. Contiene ben sette appendici, fra cui la nostra postfazione «Femmine fatali e ferali nella letteratura fantastica e dell’orrore».

Arthur Machen: Stregoneria & Santità

Il 15 dicembre 1947 lasciava il nostro mondo Arthur Machen, tra i più importanti autori della letteratura fantastica britannica. In suo ricordo, diamo una rilettura a uno dei suoi estratti maggiormente filosofici, il prologo del racconto The White People, scritto nel 1904.

Scienza e fantastico: “Etidorhpa”, la Terra Cava di John Uri Lloyd

In “Etidorhpa” di John Uri Lloyd è condensato il passaggio dall’Ottocento materialistico al Novecento quantistico, ambiguo e relativista, all’insegna del principio d’indeterminazione di Heisenberg: un secolo in cui il fantastico risorge nel cuore di quella stessa scienza che aveva creduto ingenuamente di esorcizzarlo.

“Ombra”, l’arabesco cavalleresco della poetessa che anticipò la quest-fantasy e… Jung

La novella “Ombra” della poetessa Sarah Dana Loring, originariamente contenuta negli “Arabesques” pubblicati nel 1872 con il nome del marito Richard S. Greenough, è emblematica della lungimiranza dell’autrice nell’anticipare certi filoni letterari come la Sword&Sorcery e addirittura alcune concezioni della filosofia del profondo jungiana. Disponibile adesso in italiano grazie alla Dagon Press.

“Nei reami dell’Irreale” con Henry Darger e le Vivian Girls

Oggi Henry Darger, che morì pochi mesi dopo il ritrovamento della sua gargantuesca opera “In the Realms of the Unreal”, è considerato uno dei maggiori esponenti della così detta «art brut», quella produzione artistica realizzata da persone spesso ai margini della società, come carcerati e pazienti psichiatrici. Illustrato da più di 300 acquarelli, la sua creazione era ambientata in un mondo alternativo in cui si davano battaglia la nazione atea e schiavista di Glandelia e la nazione cristiana e libera di Angelinia, guidata verso la libertà dalle Vivian Girls.

In principio era il Verbo: la fanta-gnosi di Philip K. Dick in “Ubik”

Ubik è un metaromanzo. Tutto, in Ubik, è verbalismo, pura fiction. Ubik è il verbo che “esiste fin dal principio”, il verbo che crea i mondi. Ubik è la pura apparenza, ma è anche il Principio. Qua e là nel romanzo emergono citazioni platoniche: su tutte il Mito della Caverna e la curiosa applicazione della dottrina degli universali: le “cose” sono solo maschere calate su altre maschere, che cadono man mano che il processo di regressione o di decadimento si abbatte su di esse.

ANTARÈS n. 16/2020: “Dylan Dog. Nostro orrore quotidiano”

Segnaliamo ai nostri lettori la pubblicazione, per le Edizioni Bietti, del nuovo albo monografico della rivista «Antarès — Prospettive Antimoderne», interamente dedicato all’«Indagatore dell’Incubo» Dylan Dog e al suo creatore Tiziano Sclavi, con un nostro articolo (di Marco Maculotti) dedicato alla «Zona del Crepuscolo», e altri a cura di autori già pubblicati sulle nostre pagine (Andrea Scarabelli, Sebastiano Fusco, Piervittorio Formichetti).

“Oltre il Reale”: per una Metafisica del Fantastico

Quella della narrazione nasce come pratica profondamente sacra: nel raccontar-si e nel raccontare il mondo, l’uomo lo ricrea e lo rifonda continuamente, poiché «non vive più in un universo soltanto fisico, ma in un universo simbolico. Il linguaggio, il mito, l’arte e la religione fanno parte di questo universo, sono i fili che costituiscono il tessuto simbolico, l’aggrovigliata trama dell’umana esperienza». La narrazione diventa così ben presto la chiave per le innumerevoli porte del Mistero, per un relazionarsi tra dimensioni diverse eppure autenticamente reali.

Il “Grande Gioco” di Jacques Bergier

“Amante dell’Insolito e Scriba dei Miracoli” (come recitava il suo biglietto di visita), co-autore con Louis Pauwels del libro-culto “Il mattino dei maghi”, esploratore degli spazi infiniti, cosmonauta dello spazio interiore, scienziato, agente segreto, visionario, alchimista: tutti i volti di Jacques Bergier nella sua autobiografia, “Io non sono leggenda”, appena pubblicata in lingua italiana da Bietti editore.

“La casa sull’abisso” di William Hope Hodgson

Una discesa agli inferi si tramuta in un vagabondaggio spaziotemporale. Alle soglie del XX secolo la tradizionale catabasi si tinge ormai delle tinte fosche del cosmicismo già einsteiniano. In un universo che ha da secoli perso il proprio centro, W. H. Hodgson tenta per l’ultima volta di gettare uno sguardo d’insieme sul Tutto. La visione che ci restituisce è quella di un universo senza appigli, in perenne marcescenza, dominato da ignote forze che incarnano il caos e la morte, anticipando quelli che saranno gli incubi tipici del nichilismo sepolcrale di H. P. Lovecraft.


Jacques Bergier e il “Realismo Magico”: un nuovo paradigma per l’era atomica

Recentemente tradotto in italiano dai tipi de Il Palindromo, “Elogio del Fantastico” dello scrittore e giornalista francese Jacques Bergier, noto soprattutto per aver scritto con Louis Pauwels “Il mattino dei maghi”, fornisce un’analisi dell’opera di alcuni “scrittori magici” al tempo sconosciuti al pubblico francofono (tra cui Tolkien, Machen e Stanislav Lem), volta a definire un nuovo paradigma per il XXI secolo che possa coniugare la scienza e la fantascienza con la categoria ontologica del “sacro”.


Intervista a Giuseppe Lippi: «Il fantastico è l’eccezione, non la regola»

A seguito della recente dipartita di Giuseppe Lippi, avvenuta sabato 15 dicembre, vogliamo condividere questa intervista rilasciata qualche anno fa ad Andrea Scarabelli per la rivista Antarès, incentrata sull’opera di H.P. Lovecraft e sul ruolo e l’importanza dell’Immaginario del Fantastico nel mondo odierno. A Lippi vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per tutto quello che ha fatto.

Realtà, illusione, magia e stregoneria: il “perturbante” nei “Notturni” di E.T.A. Hoffmann (II)

Dopo l’analisi de “L’uomo della sabbia”, la trattazione della seconda parte del nostro saggio su E.T.A. Hoffmann verte su altri “Notturni” in cui vengono trattate le tematiche ‘perturbanti’ già anticipate, e anche altre più specificamente ‘demonico-stregonesche’.

L’India di Rudyard Kipling tra folklore, terrore e meraviglia

Nei “Racconti anglo-indiani del mistero e dell’orrore” il Kipling si pone nella posizione di osservatore e narratore occidentale di una cultura ‘altra’ e atavica come quella indiana, la quale all’occorrenza si rivela ai suoi occhi come specchio della nostra.