In occasione della pubblicazione del primo paperback per le neonate Axis Mundi Edizioni, pubblichiamo in anteprima un estratto del primo capitolo de L’Angelo dell’Abisso. Apollo, Avalon, il Mito Polare e l’Apocalisse dedicato allo sciamanesimo geto-tracio (nella figura mitica del semidio Zalmoxis) e ai suoi rapporti con le pratiche sacre degli iatromanti apollinei.
L’analisi dell’aspetto archetipale delle Apparizioni Mariane al di là dei dogmi cattolici ci permette di metterne in luce alcune caratteristiche inaspettate e ricorrenti che sembrano non presentare soluzione di continuità con i culti precristiani.
Sebbene considerato per lo più nella sua accezione “luminosa” ed “uranica”, nella tradizione arcaica Apollo unisce nella sua mistica ed escatologia le dicotomie più estreme: l’arco e la lira, la sapienza e la “mania”, la profondità e l’elevazione, la catabasi e il viaggio in spirito verso l’Isola Bianca, la “Caduta” dell’Essere e il ritorno dell’Età dell’Oro. Partendo dalle fonti antiche, noi possiamo ritrovare concezioni simili non solo a quelle dello sciamanesimo nord-asiatico e della spiritualità celtica, ma persino alla visione sacra di alcuni poeti moderni — come Blake, Shelley e Yeats — il cui crisma apollineo ci apparirà più chiaro se analizziamo la loro “Weltanschauung” alla luce delle dottrine platoniche ed eraclitee.
Breve excursus lungo il percorso storico, filosofico e religioso attraverso il quale si è sviluppato il tema dell’occultamento del divino nel grande spazio eurasiatico: un tema che dimostra una volta in più l’unità spirituale primordiale di questo vasto continente interiore
Lo studio del tema dell’«accesso difficile all’altro mondo» rivela indiscutibili corrispondenze fra diversi fenomeni considerati “sovrannaturali” dalla scienza sperimentale.
Estratto dal saggio di Károly Kerényi “Il mitologema dell’esistenza atemporale nell’antica Sardegna”, tratto da Miti e misteri, ed. Einaudi, Torino, 1950, pp. 413 – 423.