Tra la miriade di popolazioni che abitarono in passato le vaste praterie dell’America settentrionale, un capitolo a parte meritano i Natchez della valle meridionale del Mississippi. Essi infatti, pur appartenendo alla confederazione di tribù Cree di lingua muskogee, parlavano un dialetto peculiare e ben distinto da quello delle altre popolazioni del Sud-Est, denominato Natchesan. Dalle poche fonti che la storia ci ha tramandato sembra che la loro cultura, di tipo sedentario, sia nata intorno al 700 d.C. e che sia stata fortemente influenzata dalle grandi civiltà mesoamericane, in particolar modo per quanto riguarda il culto del Sole—e del sovrano divinizzato in quanto suo figlio—e la pratica volontaria dell’immolazione come pratica degna del massimo onore.
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Guido von List e la tradizione magico-religiosa degli Ariogermani
A cavallo tra XIX e XX secolo, utilizzando un approccio a metà strada tra quello antropologico e quello occultistico, lo studioso viennese Guido von List tentò una ricostruzione dell’Urgrund germanico, analizzando gli aspetti più esoterici della cosmogonia e della religione precristiana degli antichi popoli mitteleuropei.
di Marco Maculotti
Una lettura cosmogonica del pantheon della tradizione mexica, in un’ottica di sincretismo religioso
La religione azteca è una religione mesoamericana che combina elementi di politeismo, sciamanesimo ed animismo, oltre ad aspetti legati all’astronomia ed al calendario. La cosmologia azteca divideva il mondo in tre livelli: uno superiore, sede degli dèi celesti, uno inferiore, sede delle potenze infere, e uno mediano, in cui vive il consorzio umano, equidistante dagli dèi e dai demoni della natura e del sottosuolo. Il concetto di Teotl è fondamentale nella religione azteca. In lingua nahuatl viene spesso considerato sinonimo di “Dio”, anche se, per essere più precisi, si riferisce ad un concetto più generale, che fa riferimento all’energia dinamica immateriale della divinità (tona), in modo simile al concetto polinesiano di mana. Come il tapas degli indo-ariani, questo tona non è sempre benefico, dal momento che una sua sovrabbondanza porta morte e distruzione [Torres 2004, p.14].
Il “Piccolo Popolo” nel folklore dei Nativi Americani del Sud-Est
La credenza nel Piccolo Popolo non è diffusa solo in Europa, ma anche fra le popolazioni native dell’America settentrionale. In questo articolo analizziamo il corpus di credenze relative al “popolo nascosto” nelle tradizioni Cherokee, Choctaw, Creek, Seminole e Chickasaw
Il Sacro Cerchio del Cosmo nella visione olistico-biocentrica dei Nativi Americani
[Estratto dall’elaborato di laurea Il riconoscimento dei diritti dei Popoli Nativi del Canada, 2015]
Per millenni, gli indiani d’America hanno considerato la terra come una chiesa, le mesas come altari, tutto il creato come pervaso da sacre forze vitali, in un cerchio universale di eguali, gli uni correlati agli altri in un equilibrio vitale. 200 L’habitat rappresenta il palcoscenico su cui si esibiscono il regno degli spiriti e il mondo fisico. Le piante, le forze della natura, gli astri celesti, gli esseri umani, le erbe che curano e consentono le visioni, fanno tutti parte di un “sistema a conduzione familiare”, 201 in cui tutti sono parenti, “tutti egualmente figli della Grande Madre Terra”. Il cerchio dell’universo nativo contiene in un tutt’uno inscindibile l’intero mondo esistente, fisico e spirituale. Grazie a quanto abbiamo detto in precedenza sull’importanza della c.d. legge di reciprocità nella filosofia tradizionale nativa, non è difficile comprendere che sia proprio tale principio a fare da fondamento a questa particolare visione olistica del cosmo come organismo unico composto da una moltitudine di parti interconnesse ed interdipendenti le une dalle altre.
Diversità culturale e giustizia nativa: il “sentencing circle” e l’utilizzo sacrale del peyote tra i popoli nativi del Canada
[Estratto dall’elaborato di laurea Il riconoscimento dei diritti dei Popoli Nativi del Canada, 2015]
In seguito alla redazione della Costituzione del 1982 e della Carta Canadese dei Diritti e delle Libertà, molti accademici, giuristi esperti in criminal law e rappresentanti delle First Nations hanno domandato a gran voce l’implementazione di un procedimento giudiziario più coerente con i valori e le tradizioni native. La possibilità, riguardante la creazione di un procedimento penale alternativo, che tenga in considerazione la visione giuridica nativa e i principi che la caratterizzano, si inserisce nel discorso più ampio riguardante il processo verso l’autodeterminazione e l’autogoverno che le popolazioni native del Canada hanno da qualche decennio imboccato.
La tradizione orale delle “Big Stories” come fondamento della legge delle popolazioni native del Canada
[Estratto dall’elaborato di laurea Il riconoscimento dei diritti dei Popoli Nativi del Canada, 2015]
Le First Nations del Canada utilizzano la tradizione orale per registrare informazioni considerate di primaria importanza, che vengono raccolte e condivise attraverso una forma di letteratura che tiene in gran conto la memoria e la parola parlata. La trasmissione orale permette che i sistemi normativo-comportamentali delle popolazioni autoctone siano sottoposti, giorno dopo giorno, generazione dopo generazione, ad una continua creazione. Un punto di forza di questa metodologia è la possibilità di reinterpretare le tradizioni in modo tale da scendere a patti con le necessità del mondo contemporaneo, senza che la verità o i principi su cui si fondano i racconti vadano persi. Piuttosto, la necessità di una continua modifica si basa sulla comprensione che il contesto sociale cambia di continuo, e di conseguenza richiede una costante reinterpretazione di alcuni degli elementi narrativi. La fluidità dei racconti delle First Nations riflette il tentativo di rendere attuale il senso più profondo delle narrazioni, adattandolo di tempo in tempo ai bisogni degli ascoltatori.