Video-diretta: La macchina del tempo e la cosmoteologia arcaica, con Andrea Casella

Mercoledì prossimo 18 gennaio, a partire dalle 21:30, presenteremo sul nostro canale YouTube il secondo paperback della nostra collana “Hèsperos: Tradizioni & Miti Europei“, di cui abbiamo aperto le prevendite al Solstizio d’Inverno e che sarà disponibile da febbraio: La Macchina del Tempo. Saggio sulla Cosmoteologia Arcaica di Andrea Casella.

“Il cosmo ciclico e il mito dell’eterno ritorno”, su Stroncature

Lunedì 26 aprile dalle 18:30 Stroncature ospita la presentazione di due volumi: il primo, “Abraxas: la magia del tamburo” (Mimesis) di Paolo Riberi e Igor Caputo; il secondo, “Carcosa svelata” di Marco Maculotti (Mimesis). Sui due testi dialogano gli autori. Modera Nunziante Mastrolia.

La Croce ciclica di Hendaye: un calendario in codice?

La cosiddetta «Croce ciclica» è un enigmatico monumento ubicato nella cittadina basca di Hendaye, sui Pirenei Atlantici francesi. Il suo simbolismo esoterico venne analizzato negli anni Venti da Fulcanelli, l’«ultimo degli Alchimisti», che vide nell’iscrizione in latino sui bracci della croce e nei bassorilievi sul suo piedistallo la rivelazione delle Quattro Età dell’umanità e la profezia del cataclisma prossimo venturo che verrà a porre fine alla mortifera Età del Ferro.

“True Detective”, tra realismo fantastico e metapolitica

In allegato potete ascoltare il nostro intervento alla videoconferenza di ieri sera, “Metapolitica delle Serie TV” per G.R.E.C.E. Italie, incentrato sulle implicazioni esoteriche della prima stagione “True Detective” di Nic Pizzolatto, di cui abbiamo già avuto modo di parlare sulle nostre pagine.


Mircea Eliade: “I cicli cosmici e la storia”

«Anche nel quadro delle tre grandi religioni iranica, giudaica e cristiana, che hanno limitato la durata del cosmo a un certo numero di millenni, e affermano che la storia cesserà definitivamente in illo tempore, sussistono tracce dell’antica dottrina della rigenerazione periodica della storia»: dottrina antichissima che Eliade, nel suo saggio “Il mito dell’eterno ritorno”, riscontra nella tradizione babilonese, induista, buddista, germanica ed ellenica.

Il “revival” dell’Astrologia nel ‘900 secondo Eliade, Jünger e Santillana

Il ritorno in auge nel secolo scorso della disciplina astrologica ha destato l’attenzione di alcuni dei più grandi pensatori del Novecento, che analizzarono il fenomeno filosoficamente e da un punto di vista mitico-tradizionale: da Ernst Jünger a Mircea Eliade, fino ad arrivare al “fatalismo” di Giorgio de Santillana.

Una scienza a brandelli: sopravvivenze delle dottrine del tempo ciclico dal Timeo all’Apocalisse

di Andrea Casella
copertina: William Blake, illustrazione per la Divina Commedia di Dante Alighieri

Nel primo articolo di questo ciclo [cfr. Il tempo ciclico e il suo significato mitologico: la precessione degli equinozi e il tetramorfo], abbiamo detto che, a intervalli regolari, a causa della precessione, si verificano, nei quattro punti cardinali dell’anno, alcuni avvicendamenti di costellazioni. Questo è il motivo per cui i testi sacri parlano di certe “catastrofi” che determinano una qualche “sommersione” di una vecchia “terra” e il sorgere di una nuova (ciò almeno fino a un certo tempo della storia). Ogni età del mondo ha la sua “terra”, ossia il suo piano dell’eclittica, delimitato dagli equinozi e dai solstizi, che emerge dal “mare”, ossia dal piano di demarcazione dell’equatore celeste. Quando i punti dell’anno vengono determinati da altre costellazioni sorge sull’orizzonte una “terra” nuova, mentre quella vecchia sprofonda sotto il livello del mare.

Il tempo ciclico e il suo significato mitologico: la precessione degli equinozi e il tetramorfo

di Andrea Casella

Non sarà sicuramente passato inosservato, a chi è avvezzo almeno un poco alla scienza sacra, un simbolo cristiano che da sempre campeggia sulle facciate delle chiese, adorna manoscritti e si trova persino su una lama dei tarocchi: il tetramorfo. Tale simbolo trae la sua origine dalla celebre visione di Ezechiele (Ez. 1, 4-28) che S. Giovanni riversò in seguito nella sua Apocalisse. Si tratta di quattro figure che contornano il trono di Dio: il primo ha l’aspetto di leone, il secondo di toro, il terzo d’uomo e il quarto d’aquila in volo (Ap. 4, 7). Tradizionalmente, si attribuisce a queste strane figure (che l’Apocalisse chiama i “Viventi”), una valenza letteraria: si tratterebbe, infatti, dei quattro evangelisti, Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Tali figure, tuttavia, come accennato, si possono trovare (ancor più stranamente, verrebbe da dire) anche su una lama dei tarocchi, e precisamente la numero XXI, che designa il Mondo.

Pachacuti: cicli di creazione e distruzione del mondo nella tradizione andina

di Marco Maculotti
copertina: tessile della cultura Paracas (Perù costiero)


Un concetto centrale nella tradizione cosmogonica andina è la credenza in cicli regolari di creazione e distruzione che darebbero inizio e porrebbero fine alle varie ere cosmiche. Il tempo veniva concepito in maniera circolare; in accordo a tale dottrina, esso aveva solo due dimensioni: il presente (
Kay Pacha) che al suo termine sfocia nel “tempo antico” (Nawpa Pacha), dal quale si ritornerà nuovamente al tempo presente [Carmona Cruz p.28].

Tale dottrina, paragonabile a quella indiana degli yuga e a quella esiodea delle età, si fonda su un principio di ciclicità che governerebbe ogni cosa nel cosmo e che viene denominato dalla tradizione andina Pachacuti, letteralmente “una rivoluzione, una processione dello spazio e del tempo”. Con tale termine, nei miti, vengono descritti una serie di eventi catastrofici che prevedono la distruzione generale dell’umanità del ciclo e la sua successiva sostituzione con una nuova umanità—vedi i miti di origine del lago Titicaca, in cui si narra che Viracocha sterminò una precedente razza di giganti con il diluvio o con una pioggia di fuoco per poi creare una successiva umanità, quella attuale [cfr. Viracocha e i miti delle origini: creazione del mondo, antropogenesi, miti di fondazione].