Arthur Machen e il fascino panico del perturbante

Il nuovo albo speciale di Zothique, rivista di letteratura fantastica e “weird” edita da Dagon Press, nelle sue oltre 230 pagine ci permette di ripercorrere la vita e l’opera di Arthur Machen, scrittore gallese che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX ha saputo guardare oltre il “velo del reale” e rivelare l’essenza del “Grande Dio Pan“, imponendosi come uno dei più grandi autori della narrativa sovrannaturale della sua epoca.


I rapimenti dei Fairies e il mistero dei “Missing 411”

Ogni anno decine di persone scompaiono improvvisamente nei Parchi Nazionali statunitensi, in situazioni inspiegabili e senza lasciare alcuna traccia; il detective David Paulides, che da decenni studia questi casi misteriosi da lui definiti “Missing 411”, ha individuato alcuni pattern ricorrenti che, analizzati con un occhio alle antiche tradizioni (sia europee che dei nativi americani), ci riportano alle credenze del folklore riguardanti i “water-babies” e altre entità feriche dimoranti nel “mondo invisibile”, cui talvolta si ritiene che l’essere umano, volente o nolente, riesca ad accedere, talvolta per non fare mai più ritorno nel nostro mondo.

Arthur Machen e il risveglio del Grande Dio Pan

La recente ristampa del capolavoro “folk horror” di Arthur Machen ci consente di fare luce su uno dei più affascinanti fenomeni di “rinascita pagana” nell’Occidente moderno: il risveglio del Grande Dio Pan nell’Inghilterra vittoriana, a cavallo tra l’800 e il ‘900.

Civiltà “sotterranee” nel mito, nell’occultismo e nella “realtà alternativa”

In contemporanea con la pubblicazione del nostro articolo sulle “Civiltà del mondo sotterraneo nella letteratura fantastica” apparso su Dimensione Cosmica, abbiamo qui redatto un breve excursus sul medesimo topos nelle tradizioni sacre, nell’ambito esoterico e nella «realtà alternativa» del Novecento

Il fenomeno della paralisi nel sonno: interpretazioni folkloriche e ipotesi recenti

I miti e le cronache del folklore ci hanno trasmesso con estrema chiarezza il modo in cui gli antichi inquadravano questo fenomeno: sorprendentemente, tutte le cronache e le leggende dell’antichità sono concordi nell’affermare che responsabile di queste inquietanti esperienze è un certo tipo di entità astrali—talvolta etichettate dalla mentalità moderna come ‘spiriti’, altre volte come ‘demoni’, sovente anche come ‘fairies’ et similia—che conducono i propri attacchi unicamente durante la notte, spesso premendo sul corpo della vittima dormiente e talvolta intrattenendo con il soggetto un rapporto di tipo sessuale. Tali entità, nelle varie culture, sono state denominate in numerosi modi, i più noti dei quali a noi occidentali sono quelli di derivazione latina: ‘succubi’, ‘incubi’ e ‘larve’.

di Marco Maculotti
copertina: Johann Heinrich Füssli, Nightmare

La paralisi nel sonno, detta anche allucinazione ipnagogica, è un disturbo del sonno in cui, a cavallo tra il sonno e la veglia (quindi nel momento prima di addormentarsi o nell’istante precedente il risveglio) ci si trova improvvisamente impossibilitati a muoversi. Il più delle volte, da quanto afferma chi soffre di questo disturbo, la paralisi ha inizio con una sensazione di formicolio che attraversa il corpo, arrivando fino alla testa, al cui interno il soggetto avverte una specie di ronzio «come di uno sciame d’api» oppure un suono simile a quello di una lavatrice o ancora un «battere e stridere di oggetti metallici». Spesso la vittima di tale esperienza prova a gridare per chiedere aiuto, riuscendo tutt’al più a sussurrare debolmente, provando inoltre la sgradevole sensazione di sentire la propria voce soffocata da qualcosa di anomalo.

Sovente, se la vittima si trova a letto con qualcuno, quest’ultimo non può accorgersi di nulla, al punto che sovente nemmeno i fenomeni più disturbanti (suoni e rumori terrificanti, voci incomprensibili, talvolta persino strane luci innaturali proveniente dall’esterno) riescono a destare l’attenzione di chi non subisce l’episodio in prima persona. Può anche capitare che il succube (che, se un tempo era il nome per indicare la misteriosa entità causante il fenomeno, ora è invece il termine con cui la scienza medica si riferisce alla ‘vittima’) oda voci familiari—o, talvolta, persino ‘demoniache’—chiamarlo, o discutere tra di loro alle spalle del soggetto o, peggio ancora, sussurrargli vicino al collo, spesso da dietro le spalle, con voce inquietante.

La scienza ritiene che questo stato anomalo sia dovuto alla persistenza dello stato di atonia che i muscoli presentano durante il sonno ed è causato da una discordanza tra la mente e il corpo: con la conseguenza che, sebbene il cervello sia attivo e cosciente e il soggetto riesca spesso a vedere e percepire chiaramente ciò che lo circonda, nonostante ciò il corpo permane in uno stato di riposo assoluto, al punto che qualsiasi movimento gli è precluso per tutta la durata dell’esperienza. Naturalmente, la scienza nega la realtà delle esperienze provate durante questa misteriosa esperienza, riducendole a mere allucinazioni causate da altrettanto misteriose alterazioni dell’equilibrio cerebrale dei soggetti, che si verificherebbero nel momento esatto del passaggio tra la veglia e il sonno—e viceversa.

Guido von List e la tradizione magico-religiosa degli Ariogermani

La sapienza di Wotan è conoscenza, magia e poesia al tempo stesso. Egli non solo conosce i misteri dei Nove Mondi e l’ordine delle loro stirpi, ma anche il destino degli uomini e il fato stesso dell’universo. Forse è per questo che Egli, unico tra gli Asi, riuscì a dare una coscienza spirituale all’essere umano: perché, accedendo alla comunione suprema con il Grande Mistero, e apprendendo i segreti dell’alfabeto del cosmo, Egli riuscì a sintetizzare tutti e sette gli spiriti degli Asi in un’unica entità spirituale, quella che gli antichi Greci chiamavano pneuma. Con questo atto magico Wotan, secondo Logos, originò da se stesso il terzo Logos, quello che ha il potere di dare la Vita spirituale all’essere umano, così come il secondo Logos si auto-generò dal Primo.

A cavallo tra XIX e XX secolo, utilizzando un approccio a metà strada tra quello antropologico e quello occultistico, lo studioso viennese Guido von List tentò una ricostruzione dell’Urgrund germanico, analizzando gli aspetti più esoterici della cosmogonia e della religione precristiana degli antichi popoli mitteleuropei.

di Marco Maculotti

Il “Piccolo Popolo” nel folklore dei Nativi Americani del Sud-Est

Il folklore delle popolazioni native del Nord America fornisce una vastissima ricorrenza di leggende su una “piccola razza di uomini” che vive nel profondo dei boschi, nei pressi degli antichi tumuli funerari o di rocce in prossimità dei corsi d’acqua o dei Grandi Laghi. Nelle narrazioni mitiche, sono spesso descritti come “nani dal volto irsuto” (“hairy-faced dwarfs”), mentre alcuni petroglifi li raffigurano dotati di corna mentre viaggiano su una canoa in gruppi di cinque o di sette. Tra le popolazioni amerindiane, la gente si riferisce ad essi con i nomi di Kanaka’wasa, Nuh-na-yie, Iyaganasha e altri. Secondo le narrazioni tradizionali, si tratta di una popolazione di esseri molto piccoli, alti meno di un metro. A parte l’informazione sulle loro piccole dimensioni si sa poco sul loro aspetto fisico (tuttavia, molte testimonianze li descrivono dotati di lunghe barbe canute e con indosso abiti di fattura molto antica—similmente alla tradizione europea di Gnomi et similia), poiché essi rimangono perlopiù invisibili, eccezion fatta per le persone a cui decidono spontaneamente di mostrarsi (bambini o medicine men).

La credenza nel Piccolo Popolo non è diffusa solo in Europa, ma anche fra le popolazioni native dell’America settentrionale. In questo articolo analizziamo il corpus di credenze relative al “popolo nascosto” nelle tradizioni Cherokee, Choctaw, Creek, Seminole e Chickasaw