La Corsica onirica di Dorothy Carrington

Un universo primitivo, quello corso, splendidamente descritto dalla Carrington nel suo “Granite Island”. Un mondo sospeso, rarefatto, immobile, dove il Cristianesimo è penetrato solo in modo superficiale e non ha intaccato l’essenza profonda di una religiosità atavica dai tratti sciamanici, incentrata sul culto degli Antenati, sulle pratiche magiche delle confraternite estatiche, i Mazzèri, e su un folklore cristallizzato nei secoli, che ci parla di spiriti dei defunti e di un corteo fantasma del tipo della “caccia selvaggia” condotto da una misteriosa “dama bianca”.

L’iniziazione sciamanica e le vie dell’Aldilà nella tradizione nordamericana

Similmente alla tradizione europea, anche quella nordamericana riconosce nel periodo del solstizio d’inverno la “porta” d’accesso al mondo dei morti e degli spiriti e, quindi, il tempo adatto alle iniziazioni giovanili e alle cerimonie mascherate, tra cui quella irochese delle “Facce False” e quella kwakiutl dello “Spirito Cannibale”. Queste credenze e pratiche, nonché l’analisi dei viaggi sciamanici al “Villaggio degli Spiriti”, ci consentono di comprendere le dottrine dei popoli nativi del Nordamerica sulle varie anime che compongono l’essere umano e sul rapporto intrattenuto dai vivi con il mondo degli spiriti.


Verso il “TimeWave Zero”: Psichedelia ed Escatologia in Terence McKenna

Oltre ad essere stato uno dei “profeti” della Controcultura psichedelica della seconda metà del secolo scorso, Terence McKenna ha saputo edificare, nel corso di trent’anni di studi ed esperimenti, un vero e proprio sistema escatologico per il Terzo Millennio, in vista della deflagrazione finale, fondato sul recupero delle pratiche sciamaniche, su una nuova interpretazione del Sacro come “Mysterium Tremendum” e sulla visione, al di là dell’ordinaria dicotomia tra vita e morte, di quella che definì una “Ecologia delle Anime”.

I «miti di emersione» nelle tradizioni dei Nativi Americani

di Marco Maculotti

Secondo molte tradizioni mitiche, in principio i primi membri della razza umana furono generati nelle viscere della Terra, all’interno di mondi sotterranei simili a uteri cavernosi. I miti di emersione, particolarmente diffusi tra le popolazioni native americane, ci forniscono i migliori esempi di tali regni sotterranei. I racconti mitici narrano di come i primi esseri umani vennero portati in superficie per vivere alla luce del sole solo dopo essere rimasti a lungo sotto la superficie terrestre, allo stato—per così dire—«larvale», e dopo aver sviluppato una forma fisica rudimentale e una coscienza umana. Secondo le popolazioni native, questa emersione dal mondo sotterraneo segna la nascita dell’uomo dell’era attuale—o, per usare una locuzione tipica delle popolazioni americane, del «Quinto Sole»—e rappresenta anche la transizione dall’infanzia e dalla dipendenza dal grembo della Madre Terra alla maturità e all’indipendenza.

Il fenomeno della paralisi nel sonno: interpretazioni folkloriche e ipotesi recenti

I miti e le cronache del folklore ci hanno trasmesso con estrema chiarezza il modo in cui gli antichi inquadravano questo fenomeno: sorprendentemente, tutte le cronache e le leggende dell’antichità sono concordi nell’affermare che responsabile di queste inquietanti esperienze è un certo tipo di entità astrali—talvolta etichettate dalla mentalità moderna come ‘spiriti’, altre volte come ‘demoni’, sovente anche come ‘fairies’ et similia—che conducono i propri attacchi unicamente durante la notte, spesso premendo sul corpo della vittima dormiente e talvolta intrattenendo con il soggetto un rapporto di tipo sessuale. Tali entità, nelle varie culture, sono state denominate in numerosi modi, i più noti dei quali a noi occidentali sono quelli di derivazione latina: ‘succubi’, ‘incubi’ e ‘larve’.

di Marco Maculotti
copertina: Johann Heinrich Füssli, Nightmare

La paralisi nel sonno, detta anche allucinazione ipnagogica, è un disturbo del sonno in cui, a cavallo tra il sonno e la veglia (quindi nel momento prima di addormentarsi o nell’istante precedente il risveglio) ci si trova improvvisamente impossibilitati a muoversi. Il più delle volte, da quanto afferma chi soffre di questo disturbo, la paralisi ha inizio con una sensazione di formicolio che attraversa il corpo, arrivando fino alla testa, al cui interno il soggetto avverte una specie di ronzio «come di uno sciame d’api» oppure un suono simile a quello di una lavatrice o ancora un «battere e stridere di oggetti metallici». Spesso la vittima di tale esperienza prova a gridare per chiedere aiuto, riuscendo tutt’al più a sussurrare debolmente, provando inoltre la sgradevole sensazione di sentire la propria voce soffocata da qualcosa di anomalo.

Sovente, se la vittima si trova a letto con qualcuno, quest’ultimo non può accorgersi di nulla, al punto che sovente nemmeno i fenomeni più disturbanti (suoni e rumori terrificanti, voci incomprensibili, talvolta persino strane luci innaturali proveniente dall’esterno) riescono a destare l’attenzione di chi non subisce l’episodio in prima persona. Può anche capitare che il succube (che, se un tempo era il nome per indicare la misteriosa entità causante il fenomeno, ora è invece il termine con cui la scienza medica si riferisce alla ‘vittima’) oda voci familiari—o, talvolta, persino ‘demoniache’—chiamarlo, o discutere tra di loro alle spalle del soggetto o, peggio ancora, sussurrargli vicino al collo, spesso da dietro le spalle, con voce inquietante.

La scienza ritiene che questo stato anomalo sia dovuto alla persistenza dello stato di atonia che i muscoli presentano durante il sonno ed è causato da una discordanza tra la mente e il corpo: con la conseguenza che, sebbene il cervello sia attivo e cosciente e il soggetto riesca spesso a vedere e percepire chiaramente ciò che lo circonda, nonostante ciò il corpo permane in uno stato di riposo assoluto, al punto che qualsiasi movimento gli è precluso per tutta la durata dell’esperienza. Naturalmente, la scienza nega la realtà delle esperienze provate durante questa misteriosa esperienza, riducendole a mere allucinazioni causate da altrettanto misteriose alterazioni dell’equilibrio cerebrale dei soggetti, che si verificherebbero nel momento esatto del passaggio tra la veglia e il sonno—e viceversa.

Il “Piccolo Popolo” nel folklore dei Nativi Americani del Sud-Est

Il folklore delle popolazioni native del Nord America fornisce una vastissima ricorrenza di leggende su una “piccola razza di uomini” che vive nel profondo dei boschi, nei pressi degli antichi tumuli funerari o di rocce in prossimità dei corsi d’acqua o dei Grandi Laghi. Nelle narrazioni mitiche, sono spesso descritti come “nani dal volto irsuto” (“hairy-faced dwarfs”), mentre alcuni petroglifi li raffigurano dotati di corna mentre viaggiano su una canoa in gruppi di cinque o di sette. Tra le popolazioni amerindiane, la gente si riferisce ad essi con i nomi di Kanaka’wasa, Nuh-na-yie, Iyaganasha e altri. Secondo le narrazioni tradizionali, si tratta di una popolazione di esseri molto piccoli, alti meno di un metro. A parte l’informazione sulle loro piccole dimensioni si sa poco sul loro aspetto fisico (tuttavia, molte testimonianze li descrivono dotati di lunghe barbe canute e con indosso abiti di fattura molto antica—similmente alla tradizione europea di Gnomi et similia), poiché essi rimangono perlopiù invisibili, eccezion fatta per le persone a cui decidono spontaneamente di mostrarsi (bambini o medicine men).

La credenza nel Piccolo Popolo non è diffusa solo in Europa, ma anche fra le popolazioni native dell’America settentrionale. In questo articolo analizziamo il corpus di credenze relative al “popolo nascosto” nelle tradizioni Cherokee, Choctaw, Creek, Seminole e Chickasaw