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“Il Viaggiatore di Agartha”: il realismo magico di Abel Posse
Nel romanzo iniziatico dello scrittore e diplomatico argentino, pubblicato trent’anni fa e ambientato durante le ultime battute della Seconda Guerra Mondiale, convolano a nozze il «realismo magico» di Pauwels e Bergier, le dottrine esoteriche della Scuola Teosofica di fine Ottocento — che poi influenzarono le società segrete mitteleuropee Thule e Vril — e la leggenda orientale del regno sotterraneo degli Immortali. Sullo sfondo, un’Europa ormai allo stremo e un Tibet che da lì a pochi anni avrebbe conosciuto la tragedia indelebile dell’invasione cinese.
Bestie, Uomini, Dèi
Il resoconto di viaggio di Ferdinand Ossendowski attraverso l’Asia centrale è una preziosa testimonianza degli sconvolgimenti geopolitici di inizio ‘900, ma ad emergere sono soprattutto le credenze “magiche” e le superstizioni ataviche degli altopiani himalayani.
Civiltà “sotterranee” nel mito, nell’occultismo e nella “realtà alternativa”
In contemporanea con la pubblicazione del nostro articolo sulle “Civiltà del mondo sotterraneo nella letteratura fantastica” apparso su Dimensione Cosmica, abbiamo qui redatto un breve excursus sul medesimo topos nelle tradizioni sacre, nell’ambito esoterico e nella «realtà alternativa» del Novecento
Viaggio in Mongolia: le confessioni di Bolod il Buriato
Il nostro secondo reportage di viaggio, per gli amici de Il Cartello, sulla Mongolia: dai culti sciamanici all’Impero di Gengis Khan, dal Lamaismo buddhista alla dominazione sovietica
La religiosità di von Ungern-Sternberg: tra buddhismo, sciamanesimo e cristianesimo
di Amodio della Guerra
Ci sono personaggi che la Storia mette in secondo piano. La Grande Storia, quella con la “S” maiuscola, quella che si insegna a scuola, nei licei, nelle università, emargina, dimentica, esclude questi personaggi. Non ho mai trovato su quelle enciclopedie “alla moda”, sui libri “ufficiali”, sui manuali universitari il nome di Roman Fëdorovič Nicolaus von Ungern-Sternberg. Quando si parla della Guerra civile russa, ed in particolar modo dell’Armata Bianca, si fanno sempre i nomi dell’ammiraglio Kolčak, dei generali Vrangel’, Kornilov, Denikin, ma mai ho sentito pronunciare il nome «von Ungern-Sternberg».
Reportage fotografico di viaggio: Mongolia Settentrionale (parte II)
(segue dalla parte I)
« Terra di nude montagne, di pianure arroventate dal sole e gelate dal freddo, ove regnano le malattie del bestiame e degli uomini, la peste, l’antrace e il vaiolo; terra di sorgenti bollenti e di valichi montani custoditi dai dèmoni, di laghi sacri brulicanti di pesci; terra di lupi, rare specie di cervi e di mufloni, di milioni di marmotte, cavalli, asini e cammelli selvaggi, animali tutti che mai han conosciuto la briglia, terra di cani feroci e di uccelli rapaci che divorano i cadaveri che quel popolo abbandona nelle pianure: tale è la Mongolia.
Patria di genti che stanno scomparendo e guardano biancheggiare al sole le ossa calcinate degli antenati, genti che conquistarono la Cina, il Siam, l’India settentrionale e la Russia, e i cui petti si scontrarono con le lance di ferro dei cavalieri polacchi che difendevano allora la Cristianità dall’invasione della nomade e selvaggia Asia: tale è la Mongolia.
Terra di grandi ricchezze naturali che pure non produce nulla, ha bisogno di tutto, e pare soffrire di tutti i mali e i cataclismi del mondo: tale è la Mongolia. »
(F.A. Ossendowski, “Bestie, uomini, dei”, cap. XVII, “Mongolia misteriosa”)