Il dio degli incroci: nessun luogo è senza genio

«Il dio dei luoghi è il riconoscimento che attraverso il carattere invisibile del luogo si possa accedere a contenuti più ampi. Che il dio del luogo, cioè, sia in grado di metterci in relazione con un piano più profondo della realtà e della psiche che trascende il singolo sito o individuo». Torniamo a parlare del saggio di Stefano Cascavilla “Il dio degli incroci”, recentemente uscito per Exorma, e già presentato a giugno sul nostro canale YouTube.

Il simbolismo della duplice serpe e del “guardiano del tesoro”

All’interno del vastissimo corpus mitico riguardante il simbolismo ofidico esistono alcuni mitologemi, ricorrenti in tutto il mondo, veicolanti certe conoscenze iniziatiche la cui universalità oltrepassa i confini spaziali e cronologici, come quello della duplice serpe (Caduceo di Mercurio, Iga e Pingala), quello del serpente che stando al di sotto dei mondi o circondando la terra in forma di Ouroboros regge l’intera manifestazione cosmica, e quello del drago nella funzione di «Guardiano del tesoro» che l’eroe deve sottomettere e sconfiggere per salvare la «Principessa».

Dioniso allo specchio: la maschera, il Daimon e la metafisica dell’«altro-da-sé»

La maschera e la metafisica dell’«altro-da-sé»: le iniziazioni giovanili nell’antica Roma e i simbolismi dionisiaci secondo Károli Kerényi e Walter Otto; l’«archetipicità e paradigmaticità dell’uomo arcaico» che, secondo Mircea Eliade, «si riconosce “veramente se stesso”, soltanto nella misura in cui cessa proprio di esserlo»; il Daimon e la «Maschera antitetica» nella Visione di W.B. Yeats; Dioniso allo specchio, Vishnu che sognando crea gli innumerevoli mondi e il «dio solipsistico del sogno» di Thomas Ligotti.

L’interiorità si forma in cronosfere

Nella nostra psiche, soprattutto nell’inconscio, il tempo non è solo scandito da intervalli misurabili numericamente, come quelli di un cronometro, né dalle relazioni di causa ed effetto, ma anche da tanti istanti qualitativi che riverberano l’un con l’altro con ritmi propri.

Sul “duende” di García Lorca e lo “spirito della terra” di Ernst Jünger

Qualche nota sulle corrispondenze fra il duende, «spirito occulto della dolorante Spagna» secondo Federico García Lorca e lo «spirito della terra» jüngeriano, con qualche sprazzo di Octavio Paz. In appendice, un corposo estratto del testo del poeta spagnolo.

Arthur Machen e il risveglio del Grande Dio Pan

La recente ristampa del capolavoro “folk horror” di Arthur Machen ci consente di fare luce su uno dei più affascinanti fenomeni di “rinascita pagana” nell’Occidente moderno: il risveglio del Grande Dio Pan nell’Inghilterra vittoriana, a cavallo tra l’800 e il ‘900.

“Ipocrisia antica” e “ipocrisia moderna”: la maschera e il “daimon”

Nove glosse (e un appendice) sul significato intimo di “ipocrisia”, sulla maschera come forma di disciplina sacra, sull’impersonificazione del “daimon” o dell’anti-self di Yeats; e ancora sul Rito, sulla “Caduta”, e sull’Amore.

Da Pan al Diavolo: la ‘demonizzazione’ e la rimozione degli antichi culti europei

di Marco Maculotti
copertina: Arnold Böcklin, “Pan, the Syrinx-Blowing”, 1827

Abbiamo già avuto precedentemente modo di vedere che, nei primi secoli della nostra èra e persino durante l’epoca medievale il cd. «paganesimo rurale» mantenne inalterata la propria diffusione, soprattutto nelle zone più distanti dai grandi centri abitati. San Massimo ebbe modo di notare che “nel IV secolo (…) i primi missionari passavano di città in città e diffondevano rapidamente il Vangelo in un’area molto vasta, ma non sfioravano neppure la campagna circostante”, aggiungendo poi che “perfino nei secoli V e VI, quando la maggior parte di loro era stata convertita da un pezzo, in Gallia e in Spagna la Chiesa, come risulta dai ripetuti Canoni dei Concili del tempo, incontrava grande difficoltà nel sopprimere gli antichi riti con cui i contadini da tempo immemorabile scongiuravano le pestilenze e incrementavano la fertilità delle greggi e dei campi” [A.A. Barb, cit. in Centini, p.101].

Cernunno, Odino, Dioniso e altre divinità del ‘Sole invernale’

Sembrerebbe, invero, che tutte queste potenze numinose, oltre che a un certo aspetto ctonio-tellurico e caotico-selvaggio della natura, siano connesse simbolicamente anche al Sole Invernale, o per meglio dire al «Sole morente» nei giorni finali dell’Anno coincidenti con la «crisi solstiziale», durante la quale l’astro eliaco raggiunge il suo nadir annuale .

di Marco Maculotti
copertina: Hermann Hendrich, “Wotan”, 1913

[segue da: Cicli cosmici e rigenerazione del tempo: riti di immolazione del ‘Re dell’Anno Vecchio’].


Nella pubblicazione precedente abbiamo avuto modo di analizzare il complesso rituale, ravvisabile ovunque presso le antiche popolazioni indoeuropee, incentrato sull’immolazione (reale o simbolica) del «Re dell’Anno Vecchio» (ad es. Saturnali romani), come rappresentazione simbolica dell’«Anno Morente» che deve essere sacrificato per far sì che il Cosmo (=l’ordine delle cose), rinvigorito da tale azione cerimoniale, conceda la rigenerazione del Tempo e del ‘Mondo’ (nell’accezione pitagorica di Kosmos come unità interconnessa) nel nuovo anno a venire; anno che, in tal senso, assurge a micro-rappresentazione dell’Eone e, quindi, dell’intera ciclicità del Cosmo. Procediamo ora all’analisi di alcune divinità intimamente collegate con la «crisi solstiziale», al punto di assurgere a rappresentanti mitici del «Sole Invernale» e, per esteso, del «Re dell’Anno Calante»: Cernunno, il ‘dio cornuto’ per antonomasia, per quanto riguarda l’àmbito celtico; Odino e la ‘caccia selvaggia’ per quello scandinavo e Dioniso per quanto riguarda l’area mediterranea.