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Arthur Machen e il risveglio del Grande Dio Pan
La recente ristampa del capolavoro “folk horror” di Arthur Machen ci consente di fare luce su uno dei più affascinanti fenomeni di “rinascita pagana” nell’Occidente moderno: il risveglio del Grande Dio Pan nell’Inghilterra vittoriana, a cavallo tra l’800 e il ‘900.
Con Abraham Merritt sul Vascello di Ishtar
Grazie ai tipi de il Palindromo, i lettori italiani hanno adesso l’occasione di leggere l’edizione originale e integrale de “Il vascello di Ishtar” di Abraham Merritt, romanzo iniziatico incentrato sul Mistero della ‘coincidentia oppositorum’.
Gustav Meyrink alle frontiere dell’occulto
La raccolta di saggi meyrinkiani appena pubblicata dalle Edizioni Arktos ci consente di tratteggiare un ritratto del romanziere austriaco, nel quale l’aspetto biografico e quello letterario si configurano come due facce della stessa medaglia.
H.P. Lovecraft: “La Poesia e gli Dei”
Scritto in collaborazione con Anna H. Crofts, “Poetry and the Gods” (1920) coniuga l’ideale lovecraftiano dell’Immaginazione Poetica alla devozione di stampo romantico per gli Dèi antichi
Civiltà “sotterranee” nel mito, nell’occultismo e nella “realtà alternativa”
In contemporanea con la pubblicazione del nostro articolo sulle “Civiltà del mondo sotterraneo nella letteratura fantastica” apparso su Dimensione Cosmica, abbiamo qui redatto un breve excursus sul medesimo topos nelle tradizioni sacre, nell’ambito esoterico e nella «realtà alternativa» del Novecento
H.P. Lovecraft, le “porte della percezione” e le “fenditure nella Grande Muraglia”
Come HPL analizzò nella sua produzione letteraria – e in particolar modo in “From Beyond” (1920) – l’emersione dell’irrazionale nell’èra della scienza e delle macchine e anticipò le suggestioni “psichedeliche” sulla ghiandola pineale
“Oniricon”: H.P. Lovecraft, il Sogno e l’Altrove
La recente pubblicazione della Bietti ci consente di indagare il ruolo del Sogno come portale per l’Altrove nella poetica di HPL… e prima ancora nella sua biografia.
Bestie, uomini o dèi: i culti alieni di H. P. Lovecraft
(immagine: John Coulthart, “The Call of Cthulhu”)
La presenza di tematiche mitico-religiose nell’opera del “Poe cosmico” – come lo definì Jacques Bergier – è d’interesse non solo da un punto di vista letterario, ma anche rispetto al rapporto tra la modernità e questo tipo di saperi. Come ormai noto anche ai non “addetti ai lavori”, Howard Phillips Lovecraft si definiva un «assoluto materialista e meccanicista» [1] persuaso che il mondo fosse la somma matematica di impulsi fisici retti dal caso e derubricando le aspirazioni umane a mere fantasie. Eppure, dietro a questa professione di fede – alla quale troppi si sono fermati, interrogando il Solitario di Providence – si cela ben altro. Ad esempio, il fatto che egli avesse studiato e quindi ben conoscesse gli antichi miti d’Occidente, greco-romani ma anche germanici e norreni. Ebbene, in che rapporto stanno questi interessi con la sua visione del mondo? Perché un entusiasta seguace di scienza e tecnica dovrebbe appassionarsi di quei miti che gli stessi cultori della Dea Ragione spesso e volentieri relegano a espressioni di un’umanità involuta e premoderna, “infantile”? La contraddizione, in realtà, è solo apparente.
H.P. Lovecraft: “Sotto le Piramidi”
Lovecraft, o l’inconsistenza del reale
Articolo a cura di Sebastiano Fusco.
Originariamente pubblicato su Antarès, H.P. Lovecraft #2 – L’orrore cosmico del Maestro di Providence n. 8/2014, e successivamente sul sito delle ed. Bietti.
L’ultima volta che ho cercato di ottenere in visione una copia del Necronomicon – il libro occulto nel quale è racchiusa la conoscenza atta a spalancare i mondi e far irrompere mostruose creature in una realtà impreparata ad accoglierle – è stato qualche tempo fa, nell’antica biblioteca di una città d’arte italiana, famosa per la sua raccolta d’incunaboli (mi consentirete di restare sul vago, per i motivi che saranno chiari subito). Un “cortese bibliotecario”, come avrebbe detto Lovecraft, dopo qualche esitazione mi disse che, sì, ricordava la presenza del volume negli augusti scaffali di quel tempio del sapere, ma che purtroppo, in epoca indefinita, era andato smarrito, rubato o distrutto. E, a riprova, mi fece vedere i registri della venerabile istituzione nei quali il libro era debitamente segnalato con una scheda bibliografica completa di tutti gli elementi necessari, e con accanto la dicitura «Asportato». Espressi la mia deplorazione per il fatto che un’opera così temibile potesse essere finita in mani imprudenti, e il cortese bibliotecario ne convenne.
Il fenomeno della paralisi nel sonno: interpretazioni folkloriche e ipotesi recenti
di Marco Maculotti
copertina: Johann Heinrich Füssli, Nightmare
La paralisi nel sonno, detta anche allucinazione ipnagogica, è un disturbo del sonno in cui, a cavallo tra il sonno e la veglia (quindi nel momento prima di addormentarsi o nell’istante precedente il risveglio) ci si trova improvvisamente impossibilitati a muoversi. Il più delle volte, da quanto afferma chi soffre di questo disturbo, la paralisi ha inizio con una sensazione di formicolio che attraversa il corpo, arrivando fino alla testa, al cui interno il soggetto avverte una specie di ronzio «come di uno sciame d’api» oppure un suono simile a quello di una lavatrice o ancora un «battere e stridere di oggetti metallici». Spesso la vittima di tale esperienza prova a gridare per chiedere aiuto, riuscendo tutt’al più a sussurrare debolmente, provando inoltre la sgradevole sensazione di sentire la propria voce soffocata da qualcosa di anomalo.
Sovente, se la vittima si trova a letto con qualcuno, quest’ultimo non può accorgersi di nulla, al punto che sovente nemmeno i fenomeni più disturbanti (suoni e rumori terrificanti, voci incomprensibili, talvolta persino strane luci innaturali proveniente dall’esterno) riescono a destare l’attenzione di chi non subisce l’episodio in prima persona. Può anche capitare che il succube (che, se un tempo era il nome per indicare la misteriosa entità causante il fenomeno, ora è invece il termine con cui la scienza medica si riferisce alla ‘vittima’) oda voci familiari—o, talvolta, persino ‘demoniache’—chiamarlo, o discutere tra di loro alle spalle del soggetto o, peggio ancora, sussurrargli vicino al collo, spesso da dietro le spalle, con voce inquietante.
La scienza ritiene che questo stato anomalo sia dovuto alla persistenza dello stato di atonia che i muscoli presentano durante il sonno ed è causato da una discordanza tra la mente e il corpo: con la conseguenza che, sebbene il cervello sia attivo e cosciente e il soggetto riesca spesso a vedere e percepire chiaramente ciò che lo circonda, nonostante ciò il corpo permane in uno stato di riposo assoluto, al punto che qualsiasi movimento gli è precluso per tutta la durata dell’esperienza. Naturalmente, la scienza nega la realtà delle esperienze provate durante questa misteriosa esperienza, riducendole a mere allucinazioni causate da altrettanto misteriose alterazioni dell’equilibrio cerebrale dei soggetti, che si verificherebbero nel momento esatto del passaggio tra la veglia e il sonno—e viceversa.