La peste e i simulacra del controllo sociale nel “De Rerum Natura” di Lucrezio

Nel “De Rerum Natura”, scritto durante l’era repubblicana e riscoperto solo nel Quattrocento, Lucrezio mette in scena la descrizione della peste di Atene del 430 a.C.: il quadro è deliberatamente desolante e porta i tratti mitici dell’indefinitezza spazio-temporale che caratterizza le epoche crepuscolari. Caduti definitivamente i soggetti e gli orizzonti spazio-temporali, ciò che rimane è un tetro quadro di morte dalle forme spettacolari e macabre, che nondimeno l’autore sfrutta per veicolare una critica etica, facendo uso di un lessico solennemente ricco d’arcaismi, capace di sondare luoghi inesplorati dell’animo umano e della parola stessa.

“Al muro del tempo”: le profezie di Ernst Jünger sull’Era dei Titani

125 anni fa, il 29 marzo 1895, nasceva ad Heidelberg Ernst Jünger, uno dei più importanti e originali pensatori del secolo breve. Sessant’anni sono invece trascorsi dalla pubblicazione della sua opera “Al muro del tempo” che, riletta oggi, non può che stupirci per la puntualità delle profezie in essa contenute sul mondo che verrà, mondo in cui oggi ci troviamo a vivere: dalla figura paradigmatica del «milite ignoto» all’avvento del cosiddetto «uomo-massa», passando per il fenomeno della «scomparsa dei confini» e giungendo infine a mettere in rilievo l’opera di distruzione dei ritmi naturali in cui l’uomo è sempre stato inserito, compiuta per mezzo del «titanismo» della Scienza.

“Al muro del tempo”: la questione della Storia e la crisi del mondo moderno

L’opera di Ernst Jünger sul tempo ciclico, pubblicata ormai 60 anni fa, segna l’apice di quella che fu denominata «cultura della crisi», corrente di pensiero incentrata sulla presa di coscienza del dramma della Storia e dello Storicismo e sull’immagine del tempo come un flusso impetuoso che tutto travolge: intuizioni che, prima di Jünger, vennero portate a galla da Oswald Spengler, René Guénon, Julius Evola e Mircea Eliade.

Mircea Eliade: “I cicli cosmici e la storia”

«Anche nel quadro delle tre grandi religioni iranica, giudaica e cristiana, che hanno limitato la durata del cosmo a un certo numero di millenni, e affermano che la storia cesserà definitivamente in illo tempore, sussistono tracce dell’antica dottrina della rigenerazione periodica della storia»: dottrina antichissima che Eliade, nel suo saggio “Il mito dell’eterno ritorno”, riscontra nella tradizione babilonese, induista, buddista, germanica ed ellenica.

Da “L’invasione degli ultracorpi” a “La Cosa”: l’infezione, la possessione e la disumanizzazione

Come superbamente sottolineato da Thomas Ligotti, “Invasion of the Body Snatchers” di Don Siegel (ma ancora di più il remake di Philip Kaufman) e “The Thing” di John Carpenter trasportano sul grande schermo uno dei fantasmi più perturbanti della nostra epoca, che potremmo definire il triplice «spettro della disumanizzazione»: disumanizzazione della specie umana a causa dell’azione invasiva di un agente alieno; disumanizzazione della collettività umana nei confronti dei propri simili; disumanizzazione dell’individuo umano nel suo aspetto più intimo.

Aure e luci interiori

Siccome la percezione di un chiarore caratterizza l’apparizione del divino, da sempre al numinoso si è associato il luminoso. Il grande dilemma che Walter Benjamin propone è se l’impressione visiva sia determinata esclusivamente dalla biologia dell’occhio umano o sia anche connotata da specificità culturali e storiche. In questo contributo si cerca di ricostruire come l’esperienza della luce in Occidente sia mutata nei secoli per intensità e repentinità e come le sue modalità di manifestazione si siano modificate.


L’essere umano come molteplicità: maschera, “doppelgänger” e marionetta

Da quando l’uomo moderno si è drammaticamente reso conto che l’unità dell’essere umano è un’illusione alcune delle menti più elevate del suo consorzio hanno cercato — in un gioco perturbante di maschere, specchi e bambole — di capire come integrare le proprie infinite personalità e superare il nichilismo esistenziale che tali maschere potenzialmente prospettano: da “L’uomo della sabbia” di E.T.A. Hoffmann e “William Wilson” di E.A. Poe a “Il lupo della steppa” di Hermann Hesse; dal cinema contemporaneo di Roman Polanski e David Lynch fino alla «metafisica della marionetta» di Thomas Ligotti e all’«orrore cosmico» di H.P. Lovecraft.

Autobiografia spirituale

La trascrizione di due lunghe interviste rilasciate nel 1969 e nel 1971, oltre a tre articoli pubblicati su “Ur”, integrano e completano il quadro autobiografico di Julius Evola, che il filosofo romano aveva già esposto nella sua opera del 1963 “Il cammino del cinabro”. Nei testi qui raccolti, Evola spazia con gran disinvoltura dalle letture giovanili agli studi di matematica, dal futurismo al dadaismo, dai suoi rapporti con Guénon a piccoli ritratti di personaggi illustri con cui egli era in rapporti di amicizia, come Marinetti ed Ezra Pound.

Sul “duende” di García Lorca e lo “spirito della terra” di Ernst Jünger

Qualche nota sulle corrispondenze fra il duende, «spirito occulto della dolorante Spagna» secondo Federico García Lorca e lo «spirito della terra» jüngeriano, con qualche sprazzo di Octavio Paz. In appendice, un corposo estratto del testo del poeta spagnolo.

Il “revival” dell’Astrologia nel ‘900 secondo Eliade, Jünger e Santillana

Il ritorno in auge nel secolo scorso della disciplina astrologica ha destato l’attenzione di alcuni dei più grandi pensatori del Novecento, che analizzarono il fenomeno filosoficamente e da un punto di vista mitico-tradizionale: da Ernst Jünger a Mircea Eliade, fino ad arrivare al “fatalismo” di Giorgio de Santillana.

J. Evola: «Dioniso e la Via della Mano Sinistra»

Evola considera il Dioniso di Nietzsche in relazione con la cosiddetta «Via della Mano Sinistra», percorso iniziatico che comporta «il coraggio di strappar via i veli e le maschere con cui Apollo nasconde la realtà originaria, di trascendere la forme per mettersi in contatto con l’elementarità di un mondo in cui bene e male, divino e umano, razionale e irrazionale, giusto e ingiusto non hanno più alcun senso».

Il cammino solitario del cinabro

«Frainteso da amici e nemici, lottò da solo contro il mondo moderno»: questo necrologio a Julius Evola mette bene in luce il daimon ‘prometeico-luciferino’ che lo accompagnò durante l’intero cammino terreno, facendone un pensatore unico nel panorama del ‘900, come emerge limpidamente dalla sua opera più autobiografica, “Il cammino del cinabro”, recentemente ristampata dalle Edizioni Mediterranee.